COVID-19: gli effetti positivi del lockdown
L’esperienza del lockdown è stata un’ esperienza unica e rara su cui è interessante riflettere. Si è parlato molto dell’ impatto che tale situazione ha avuto sulla psiche della gente e, accanto a tanti effetti psicologici negativi, si è notato che alcuni pazienti psichiatrici sono stati meglio durante il periodo della quarantena. Non solo pazienti, ma anche persone comuni hanno beneficiato degli effetti dell’ isolamento.
Si fa riferimento a pazienti con psicosi che durante il lockdown hanno mostrato un’attenuazione dei sintomi psicotici, ad adolescenti che avevano difficoltà a frequentare le lezioni per problemi di ansia da prestazione o di socializzazione con i coetanei, ma sono riusciti a seguire le lezioni on line, a persone con disturbi di personalità o patologie varie che hanno mostrato di stare decisamente meglio durante il periodo di chiusura. Per non parlare di tutti i casi in cui il lockdown ha rappresentato un’occasione per riflettere sulla propria vita introducendo cambiamenti positivi o ha consentito di rivitalizzare rapporti familiari prima dati per scontati o anche semplicemente di lavorare più rilassati e più concentrati in smart working.
Un articolo americano riporta il fatto che bambini con ADHD sono riusciti più facilmente a seguire le lezioni on line rispetto alle lezioni in classe, un articolo italiano, invece, cita il fatto che nel periodo dei due mesi di blocco c’è stata in Emilia Romagna non solo una diminuzione dei ricoveri ospedalieri, ma si è verificata anche una riduzione dei TSO (trattamenti sanitari obbligatori). C’è da riflettere anche sull’ impatto della terapia da remoto, attraverso Skype; a fronte di tanti aspetti negativi che i pazienti hanno lamentato, in certi casi si è notato che la terapia veniva facilitata e non solo per ragioni logistiche, come il fatto che i pazienti erano molto più puntuali e non saltavano le sedute. Qualcuno ha affermato di essersi sentito più libero nel parlare a distanza, altri si sono sentiti più concentrati, in altri casi la possibilità di focalizzare il volto dei pazienti in primo piano ha consentito al terapeuta di cogliere meglio certe emozioni, mentre la possibilità di vedere l’ambiente in cui i pazienti vivevano ha fornito informazioni importanti sull’atmosfera della casa.
In molti casi il lockdown ha rappresentato un’occasione unica di fare un break nella propria vita, di riflettere su cosa è più importante, di riordinare le priorità e magari di dare una svolta alla propria vita. E’ l’ esempio di giovani che hanno intrapreso la quarantena con il proprio partner e hanno deciso di costruire una famiglia, o di ragazzi che hanno iniziato a frequentare corsi online o semplicemente famiglie che si sono ritrovate, riscoperte e (ri)amate durante il periodo di convivenza. I soggetti, pur sottoposti alle restrizioni imposte dal governo, hanno avvertito un senso di libertà rispetto agli obblighi da cui prima si sentivano oppressi e nel silenzio creato dal lockdown, hanno cominciato a chiedersi cosa contava veramente per loro con una frequenza maggiore rispetto a quanto avveniva nella vita di prima, in cui non avevano mai tempo.
Un altro dato emerso è quello relativo alla percezione del sé rispetto agli altri: siamo diventati tutti uguali di fronte al virus, tutti vulnerabilli e indifesi. Questo aspetto si è reso molto evidente nei pazienti affetti da depressione, ma anche in casi meno gravi, come persone che si sentivano costrette a subire le intemperanze di capi autoritari da cui non riuscivano a difendersi o le personalità compiacenti che non riuscivano mai a rifiutare quello che veniva loro richiesto, si sono sentite più libere e meno arrabbiate. La situazione che si è creata con la pandemia ha incrementato le emozioni positive e i comportamenti legati al sistema cooperativo. Anche grazie all’azione dei media, il virus ha contagiato tutti emotivamente e la condivisione si è estesa al pianeta. Se prima i propri dolori erano vissuti in solitudine o comunque in modo individualistico, con questa pandemia la condivisione di emozioni dolorose come la paura del contagio e della morte, l’ansia per la vulnerabilità e la precarietà, ha reso queste emozioni più gestibili e inoltre è stato possibile sperimentare i sentimenti positivi come la gioia da condivisione, l’empatia, la fiducia.
L’attivazione del sistema cooperativo è stata alla base del successo dei flash mob sui balconi sul tema del Coronavirus con manifestazioni varie di solidarietà a favore dei medici o di altre categorie impegnate nella lotta contro la pandemia, che hanno caratterizzato molte città il periodo del lockdown. È interessante notare inoltre, che durante il periodo del lockdown in Italia il gradimento e l’appoggio al governo che imponeva le restrizioni è salito, mentre aumentava il fastidio per le polemiche dell’opposizione. Si è creato un senso di nazione e di unità più ampia, in quanto le persone si sono sentite parte di “un tutto”, come di una squadra, in cui tutti hanno un ruolo, in cui prevale il “noi” all’ “io”. E’ prevalso il sentimento di orgoglio di essere italiano, anche in relazione all’ esempio di disciplina e compattezza alla lotta al Coronavirus che l’ Italia ha dato in Europa e non solo. Certamente l’ esperienza della quarantena ha radicalmente cambiato tutti; siamo stati costretti a fare i conti con qualcosa di nuovo, di imprevisto, di grande, che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. E nonostante tutto, qualcosa di buono c’è anche stato.
Donatella Tansella
Foto: altalex.com